Parole chiave: Disturbi dell’umore • Depressione • Analisi fattoriale • Disturbo bipolare • Schizofrenia • Disturbo paranoide
Key words: Mood Disorder • Depression • Factor Analysis • Bipolar Disorder • Schizophrenia • Paranoid Disorder
Introduzione
La definizione del fenotipo è uno dei problemi più importanti nell’ambito della ricerca psichiatrica (1-3). I disturbi psichiatrici maggiori sono fra loro separati sulla base di criteri clinici, biologici, familiari e farmacologici (4), sebbene durante gli episodi di malattia alcuni sintomi risultino simili indipendentemente dalla diagnosi. L’assenza di markers biologici obbliga i ricercatori a basarsi sugli elementi psicopatologici osservabili e, quando possibile, su validatori esterni quali il decorso di malattia e la familiarità (5). Nell’esperienza clinica comune gli elementi psicopatologici tendono a presentarsi insieme, formando quei raggruppamenti che sono alla base delle definizioni delle sindromi psichiatriche. Nonostante le sindromi rappresentino il mezzo più utilizzato per la definizione del fenotipo nella ricerca psichiatrica, è stato però notato come la variabilità presente all’interno di esse può costituire una potenziale fonte di confusione quando è necessaria omogeneità biologica (1,3). Per migliorare la definizione del fenotipo è stata ipotizzata l’esistenza di radici psicopatologiche latenti, sottostanti alle diagnosi psichiatriche: queste radici latenti, più globali di un singolo sintomo, meno di una sindrome psichiatrica, possono essere formalizzate attraverso modelli matematici (3,6,7). Per la Schizofrenia diversi autori hanno proposto e testato modelli ad una-cinque radici psicopatologiche latenti o fattori: il modello ad un solo fattore ingloba i sintomi schizofrenici in un’unica dimensione con sintomi positivi e negativi agli estremi (8). La classificazione della schizofrenia in tipo I e tipo II (9) è invece un esempio di modello a due fattori, che ha trovato conferma in un altro studio di analisi fattoriale (10), in cui fattori positivi e negativi racchiudevano l’intera sintomatologia. Un modello a tre fattori, costituito da sintomi negativi (appiattimento affettivo, alogia, apatia, anedonia), positivi (allucinazioni, deliri) e disorganizzati (disturbi formali del pensiero positivi e negativi, comportamento bizzarro, affettività inappropriata), è stato proposto dalla maggior parte degli autori ed appare relativamente stabile in differenti campioni (11-23). Alcuni studi propongono un quarto fattore cosiddetto relazionale (vicinanza, relazioni interpersonali), che risulta altamente correlato al pattern negativo (24), un fattore depressivo risultato indipendente (25) o un deficit in termini di adattamento sociale premorboso (26). È stato inoltre proposto un modello a cinque fattori che comprende quali fattori separati negativo, positivo, di eccitamento, cognitivo e depressione/ansia (27-29). Questi studi, pur nella eterogeneità dei risultati, nel loro insieme suggeriscono che la sintomatologia della schizofrenia non sia un fattore unitario ma composito (30,31).
Per quanto concerne i Disturbi dell’Umore sono presenti in letteratura molti meno studi. Per il disturbo bipolare è stato descritto solo un modello a tre fattori costituito dagli stessi negativo, positivo e disorganizzato visti per la Schizofrenia (20). Se invece si prende in considerazione la sola fase maniacale, essa risulta composta da accelerazione psicomotoria, sintomi psicotici ed irritabilità (32,33). Per la Depressione Maggiore sono stati proposti modelli a tre fattori, essenzialmente suddividendo la sintomatologia in depressiva ed ansiosa ed un terzo fattore minore riguardante il comportamento (34-36). Se tuttavia vengono analizzati soggetti con forme gravi o psicotiche di depressione maggiore, si osservano fattori di sintomatologia depressiva pura, di manifestazioni psicotiche e di sintomi atipici; l’analisi di soggetti bipolari mostra un profilo simile ma con minore eterogeneità se comparato alla depressione maggiore (37). Altre analisi hanno proposto i fattori cognitivo-vegetativo, endogeno-neurotico e di inibizione psicomotoria-agitazione come fattori separati (38-43,35,36). Solo pochi studi applicano una prospettiva tipo radici latenti nella definizione del fenotipo (34,44) e la maggior parte dei tentativi di identificazione delle strutture latenti sono stati ottenuti da campioni omogenei dal punto di vista diagnostico: questo è largamente giustificato dall’interesse per la ricerca di strutture sub-sindromiche, ma non conduce alla scoperta di elementi comuni a più sindromi psichiatriche. Popolazioni eterogenee di soggetti psicotici sono state scarsamente studiate: sono stati proposti gli stessi tre fattori riscontrati in schizofrenici e bipolari (45-48,20), ma anche un modello a 5 fattori costituito da sintomi maniacali, depressivi, negativi, disturbi formali del pensiero, positivi (psicotici) e catatonici (49).
Dal punto di vista metodologico la maggior parte di questi studi è stata effettuata utilizzando l’analisi fattoriale, ma anche altre tecniche esploratorie sono state talvolta utilizzate, come l’analisi dei cluster (35,47). L’approccio mediante l’analisi fattoriale costituisce però una definizione del fenotipo estremamente più utile nella ricerca psichiatrica, in quanto consente l’identificazione di quelle strutture che sono più plausibilmente collegate ad elementi genetici o biologici in generale comuni alle diverse diagnosi psichiatriche (6,50,51).
Il processo di identificazione delle strutture latenti mediante analisi fattoriale può tuttavia risultare instabile, con risultati non replicati in altri campioni. Per quanto riguarda la stabilità dei risultati, è dimostrato che la stima delle classi latenti è asintoticamente corretta e quindi solamente campioni molto ampi conducono a stime significative (52,53).
In precedenza abbiamo pubblicato un campione eterogeneo di soggetti affetti da psicosi maggiori, in cui sono stati identificati i 4 fattori Eccitamento, Depressione, Disorganizzazione e Delirio (54); nel presente studio abbiamo considerevolmente espanso quel campione.
Materiali e metodi
Campione
I soggetti di questo studio sono 1891 pazienti (F/M = 1073/818; età media = 43,9 � 14,3 anni; età di esordio media = 30,3 � 12,5 anni), di razza caucasica, consecutivamente ricoverati presso il Dipartimento di Scienze Neuropsichiche dell’Ospedale San Raffaele (DSNP-HSR), affetti da Disturbo Schizofrenico (n = 456), Bipolare (n = 639), Depressivo Maggiore (n = 487), Delirante (n = 108) e Psicotico Non Altrimenti Specificato (n = 201) (DSM IV). Le caratteristiche cliniche e demografiche del campione sono riassunte nella Tabella I. È stato ottenuto un consenso informato da tutti i pazienti che hanno partecipato allo studio. Questo campione si sovrappone parzialmente con quello precedentemente pubblicato di 1004 soggetti (54).
La sintomatologia è stata rilevata mediante l’OPCRIT (Operational Criteria Checklist for Psychotic Illness) versione 3.3 (1), una lista di 90 items di segni e sintomi costituenti la psicopatologia delle psicosi maggiori quindi analizzata attraverso un programma per computer in grado di ricavare una diagnosi in accordo con i sistemi di classificazione più utilizzati (DSM-III-R, RDC, ICD-10). Si tratta di una lista di sintomi ampiamente utilizzata nella ricerca psichiatrica sia nel contesto dell’European Science Foundation, che dell’NIMH, soprattutto per quanto riguarda la ricerca genetica. La riproducibilità è stata valutata in centri di ricerca in Europa e negli USA, incluso il nostro; buoni livelli di riproducibilità sono stati rilevati con tutte le classificazioni (ad es. con DSM-III-R, kappa = 0,73) ed un pattern di punteggi simile è stato rilevato nei campioni Europei ed USA (55,56).
La diagnosi dei soggetti è stata effettuata in maniera indipendente da due psichiatri sulla base di interviste non strutturate e della documentazione clinica fornita, cui è seguita la compilazione dell’OPCRIT. Come suggerito dagli Autori abbiamo applicato una prospettiva lifetime nell’attribuzione di un punteggio ai sintomi, comprensiva di tutta la storia psicopatologica del soggetto (3).
Tutti i pazienti sono stati inoltre valutati mediante la Scheda per disturbi dell’umore e schizofrenia (SADS) (57) e/o l’intervista clinica strutturata per il DSM-III-R (SCID) (58). I criteri diagnostici per l’inclusione nello studio erano rappresentati da diagnosi clinica di psicosi maggiore: Schizofrenia, inclusi tutti i sottotipi; Depressione Maggiore, esclusa la distimia; Disturbo Bipolare, esclusa ciclotimia; Disturbo Delirante; Disturbo Schizofreniforme; Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato. I pazienti sono stati inoltre sottoposti ad accurato esame clinico generale e sono stati esclusi tutti gli individui affetti da una patologia medica o neurologica che potesse influenzare la condizione psichiatrica (es. ipotiroidismo). Sono stati infine esclusi i pazienti che presentavano comorbidità, secondo il DSM-IV, con disturbo mentale organico, ritardo mentale o disturbo da abuso/dipendenza da sostanze.
Il DSNP-HSR, centro specializzato per il trattamento dei Disturbi dell’Umore e Schizofrenia, con 152 posti letto e circa 10000 pazienti ambulatoriali, è probabilmente il maggiore centro per disturbi psicotici in Europa. Trattandosi di una struttura di terzo livello non è possibile escludere un potenziale confondimento derivante dalla gravità dei pazienti che normalmente vi afferiscono. Oltre 10000 nuovi casi sono stati considerato presso il nostro centro durante il periodo di studio, che va dal 1991 al 1999; di questi 1891 pazienti soddisfacevano i criteri di inclusione allo studio.
Analisi statistiche
Le 90 variabili dell’opcrit sono state ridotte a 47 per il processo di fattorizzazione; attraverso i criteri di:
a) esclusione di variabili non direttamente correlate alla psicopatologia (es. Fonti di informazione, tempo di valutazione comunque considerato lifetime ecc.);
b) esclusione di variabili con varianza vicina allo 0, cioè con un punteggio di 0 per quasi tutti i soggetti (es. diagnosi di abuso di cannabis);
c) esclusione di variabili con elevata colinearità con altre variabili, cioè variabili che differiscono poco da altre: queste variabili sono state originariamente inserite per aumentare la consistenza interna, ma non sono informative per il nostro scopo e spesso risultano avere esattamente lo stesso punteggio.
Analisi fattoriale
Al fine di identificare il modello fattoriale migliore per il nostro campione e mancando, in base alle nostre ricerche, una procedura metodologica stabilita nell’analisi di popolazioni eterogenee, abbiamo deciso di applicare un un’Analisi Fattoriale Esploratoria (EFA) usando il metodo delle componenti principali. In quanto i nostri dati erano costituiti da variabili dicotomiche, abbiamo utilizzato una matrice di correlazione policorica, poiché in grado di fornire stime dei parametri più stabili quando si utilizzano variabili ordinali o dicotomiche (52). I dati mancanti sono stati trattati escludendo le coppie di correlazioni specifiche senza tuttavia escludere il soggetto. Il numero di fattori da includere è stato definito seguendo i criteri di: (i) valore caratteristico superiore alla media, nel nostro caso per una matrice policorica il valore caratteristico medio è 1; (ii) valutazione della pendenza della funzione del valore caratteristico, dove un improvviso cambio di inclinazione nel grafico della funzione può indicare che ogni altro fattore successivo al brusco cambiamento di pendenza deve essere ignorato (tutti gli altri fattori infatti possono essere degli elementi di disturbo in quanto principalmente fattori errore). Abbiamo quindi applicato la rotazione Varimax od obliqua Direct Quartimin. Ad ogni paziente sono stati poi assegnati i punteggi fattoriali, stimati come medie dei punteggi degli items costituenti il fattore. I punteggi fattoriali avranno quindi un range di variabilità compreso fra 0 (soggetti che non presentano neppure un sintomo del fattore) e 1 (soggetti che hanno presentato tutti i sintomi del fattore). È stata infine analizzata la distribuzione dei punteggi nelle diagnosi. Il test di normalità Kolmogorov-Smirnov è stato applicato alle distribuzioni dei punteggi. Tutte le procedure statistiche sono state calcolate utilizzando il programma per computer BMDP (59).
Risultati
L’analisi fattoriale ha evidenziato un modello a quattro fattori. Oltre il quarto fattore si osserva infatti una notevole variazione nella pendenza della funzione del valore caratteristico (52): ciò significa che ogni fattore, dal quinto al quarantasettesimo, spiega meno dell’1% della varianza e pertanto una soluzione con 4 fattori con rotazione ortogonale appare il modello più adeguato. Abbiamo inoltre tentato diverse specifiche del numero e della rotazione dei fattori stessi ottenendo sostanzialmente i medesimi risultati. Questi 4 fattori spiegano il 50,7% della varianza totale. I fattori risultanti sono riportati nella Tabella II.
Abbiamo identificato il primo fattore Eccitamento, il secondo Depressione, il terzo Delirio ed il quarto Disorganizzazione.
La distribuzione dell’analisi fattoriale rivela una netta separazione delle strutture sintomatologiche; Eccitamento e Depressione mostrano una moderata correlazione positiva nelle rotazioni oblique così come Disorganizzazione e Delirio; questi risultati non sorprendono poiché, per esempio in soggetti schizofrenici, si osserva spesso una combinazione nel corso della malattia di sintomi positivi e di disorganizzazione, così come soggetti bipolari hanno per definizione una storia di sintomi di depressione ed eccitamento.
Il primo fattore, Eccitamento, spiega il 16,9% della varianza totale e raggruppa i classici sintomi dell’eccitamento maniacale, il secondo fattore è costituito dagli items che descrivono sintomi depressivi e spiega il 14,1% della varianza, il terzo fattore è costituito da sintomi psicotici (deliri e allucinazioni) e spiega l’11,6% della varianza, il quarto da manifestazioni di disorganizzazione spiega l’8,1% della varianza.
La maggior parte dei soggetti bipolari riportano elevati punteggi sul fattore Eccitamento, mentre sul fattore Depressione i punteggi superiori sono riportati dai soggetti affetti da Depressione Maggiore e da circa il 75% dei bipolari, sebbene in questi ultimi il fattore mostri una distribuzione bimodale dovuta a quei soggetti che hanno presentato episodi maniacali gravi ed episodi depressivi lievi. Sul fattore Delirio, soggetti con Schizofrenia, Disturbo Delirante, alcuni soggetti con Depressione Maggiore e Disturbo Bipolare con manifestazioni psicotiche ed alcuni con Disturbo Psicotico NAS riportano i punteggi più elevati. Sul fattore Disorganizzazione elevati punteggi sono stati ottenuti in soggetti affetti da Schizofrenia e da Disturbo Psicotico NAS, insieme ad un piccolo gruppo di bipolari ma in nessun soggetto affetto da Depressione Maggiore.
Discussione
L’analisi fattoriale ha evidenziato come la sintomatologia nelle psicosi maggiori sia costituita da 4 strutture psicopatologiche di base, Eccitamento, Depressione, Delirio e Disorganizzazione, presenti in varia misura in tutte le diagnosi considerate. Questo approccio porta ad una dettagliata definizione del fenotipo in quanto assegna un punteggio fattoriale ad ogni paziente; il profilo psicopatologico può essere poi utilizzato per analisi di psicofarmacologia, genetica o biologia in genere (6,50,51). Ogni soggetto è dunque definito da una misura continua di ciascuno dei fattori (per esempio un paziente che mostra soprattutto sintomi depressivi e deliranti avrà il seguente punteggio: Fatt. 1 – Eccitamento = 0,077; Fatt. 2 – Depressione = 0,538; Fatt. 3 – Delirio = 0,917; Fatt. 4 – Disorganizzazione = 0,143; soggetto n. 468).
Il presente studio, eseguito con l’obiettivo di individuare fattori comuni alla psicopatologia delle psicosi maggiori, ha evidenziato i 4 fattori descritti. Il primo, definito come Eccitamento, è costituito essenzialmente dalle caratteristiche dello stato maniacale, rappresenta una struttura latente molto specifica per il Disturbo Bipolare e spiega la quota maggiore della varianza nel nostro campione. L’analisi fattoriale del campione, eterogeneo dal punto di vista diagnostico, indica che una quota di pazienti schizofrenici presenta, nel corso della malattia, sintomi di eccitamento. L’elevata varianza spiegata dal fattore dimostra come le variabili che lo costituiscono siano altamente intercorrelate. Questo non sorprende poiché l’associazione sintomatologica dello stato maniacale ha dimostrato di avere un altissimo grado di validità di costrutto (60).
Il secondo fattore, denominato Depressione, è costituito soprattutto dai sintomi tipici della Depressione Maggiore. Precedenti analisi della sintomatologia depressiva hanno evidenziato un fattore depressivo essenzialmente rappresentato dai criteri DSM IV per la Depressione Maggiore (61). Queste stime sembrano essere molto stabili in differenti campioni (36,62), ad eccezione delle manifestazioni ansiose che sembrano costituire un fattore separato (62). La checklist che abbiamo utilizzato non è sensibile per quanto riguarda i sintomi d’ansia, per questo non rilevati, anche se aspetti tipici dell’ansia somatica possono essere inclusi nel fattore Eccitamento. Il fattore Depressione presenta punteggi molto elevati nei depressi, così come nel Disturbo Psicotico NAS e nel Disturbo Schizofreniforme. Questi ultimi contengono una grande varietà di manifestazioni psicopatologiche e molti soggetti che presentano sfumate sintomatologie di differente natura rientrano in queste categorie diagnostiche.
Sintomi negativi nella Schizofrenia sono talvolta simili a manifestazioni depressive: Perdita di piacere ed Attività rallentata sono esempi di items presenti sia negli stati depressivi che nella Schizofrenia. Questo può costituire una potenziale mancanza di specificità, ma l’esigua presenza di sintomi schizofrenici negativi nei pazienti depressi (63) ed il nostro risultato di bassi punteggi nel fattore Depressione negli schizofrenici, indicano una scarsa sovrapposizione fra sintomi depressivi e schizofrenici negativi (18,64).
Il terzo fattore risulta costituito da deliri e allucinazioni ed è sostanzialmente sovrapponibile al fattore positivo descritto nella maggior parte degli studi su pazienti psicotici (11,13,14,20,24,49,54). In questo studio, i soggetti con Schizofrenia, Disturbo Delirante e Schizofreniforme hanno riportato i punteggi più alti, mentre un punteggio intermedio è stato raggiunto da pazienti depressi e bipolari con manifestazioni psicotiche ed in quelli con Disturbo Psicotico NAS. Questo risultato sottolinea l’ipotesi secondo cui la Depressione Maggiore con manifestazioni psicotiche abbia una presentazione fenomenologica separata e differente dalla Depressione Maggiore senza manifestazioni psicotiche, così come la diagnosi di Disturbo Psicotico NAS sia altamente eterogenea, un’impressione questa basata sul profilo dei punteggi negli altri fattori. Per questo il fattore Delirio dovrebbe essere visto come un fattore aspecifico presente all’interno di più diagnosi.
Il fattore Disorganizzazione è molto simile a quello riscontrato da altri ricercatori (11,13,14). Una differenza consiste nel fatto che questo fattore risulti abbastanza eterogeneo e nel nostro studio comprenda anche items comunemente inclusi in quello Negativo (come ad esempio l’appiattimento affettivo). Di fatto, se si analizzano separatamente i soggetti schizofrenici, emerge un quinto fattore Negativo (composto da: appiattimento affettivo, disturbi formali negativi del pensiero, affettività coartata, catatonia) (23). Tuttavia, deve essere rilevato come questi due fattori presentino un grado sostanziale di correlazione e in molti studi i fattori Negativo e Disorganizzato si sovrappongano parzialmente (13,20,24,65). Il profilo del fattore Disorganizzazione attraverso le diagnosi è molto interessante: i punteggi intermedi del Disturbo Psicotico NAS e del Disturbo Schizofreniforme confermano la composizione eterogenea di queste categorie diagnostiche. Inoltre, gli elevati punteggi di alcuni soggetti bipolari rivela che durante le forme più gravi di mania la fenomenologia sia largamente sovrapposta con quella dei disturbi schizofrenici.
Una minoranza di ricercatori ha individuato un numero differente di fattori (24,66) ma, nonostante la maggior parte degli studi siano stati compiuti su campioni omogenei di schizofrenici, la letteratura è concorde nell’identificare fattori molto simili ai nostri. La varianza spiegata è attorno al 50%, indicando una sostanziale eterogeneità nella presentazione sintomatologica dei soggetti. Va però ricordato che un numero molto ridotto di fattori (4) spiega un numero ben maggiore di variabili (47) ed è quindi tollerabile una parziale perdita di informatività.
Al momento, questo è il maggiore campione mai pubblicato; il risultato principale è dato dal fatto che ampliando il precedente campione (54), risulta fortemente avvalorata la struttura fattoriale precedentemente descritta, che può essere quindi considerata rappresentativa della nostra popolazione.
I nostri risultati sono importanti sia per il clinico, sia per il ricercatore: in termini clinici abbiamo dimostrato come la stessa sintomatologia possa essere presente in diverse diagnosi e risultare utile nella definizione di terapie più mirate. L’identificazione di sottopopolazioni di soggetti definiti da patterns sintomatologici omogenei può essere di particolare importanza nella ricerca genetica e negli studi farmacologici dove l’omogeneità del campione risulta cruciale. L’utilità di queste procedure è già stata dimostrata: siamo stati ad esempio in grado di rilevare un’associazione tra il gene codificante per il recettore dopaminergico D4 e la sintomatologia delirante in un campione eterogeneo di soggetti psicotici (67,68), nonché un’associazione fra il gene che codifica per il recettore dopaminergico D2 e la sintomatologia disorganizzata e delirante (69,70). Una limitazione del presente studio è rappresentata dalla sua natura di analisi puntiforme della sintomatologia. Tuttavia, al fine di correggere questo fattore di confondimento, abbiamo utilizzato una prospettiva lifetime che individua sintomi occorsi durante l’intera storia di malattia del paziente. Altre limitazioni possono essere ascritte all’eterogeneità del campione, avendo utilizzato disturbi dell’umore e dello spettro schizofrenico insieme. Un gruppo eterogeneo composto da due categorie diagnostiche distinte e discrete potrebbe ridurre la capacità di individuare strutture sub-sindromiche specifiche, ma l’elemento caratteristico dello studio mira proprio all’identificazione di strutture comuni. Ancora, una limitazione frequente di tutte le analisi fattoriali risiede nel fatto che la varianza spiegata dai fattori è sempre una frazione dell’intera varianza dei dati. Nel nostro caso, la varianza spiegata è il 50,7% e la quota della varianza non spiegata è considerata una misura di errore. Una parte di questa ultima è certamente dovuta ad errori di misurazione, ma esiste la possibilità che un’altra parte di essa, ad esempio alcune caratteristiche del soggetto, non siano incluse nel modello e per questo ignorate.
Come già sottolineato in diversi precedenti studi, l’uso di farmaci può condizionare la possibilità di individuare la sintomatologia originaria di una psicosi, ma è stato dimostrato come questo non dovrebbe costituire un ostacolo insormontabile all’individuazione di strutture latenti valide (24,29,54). In particolare, studi che hanno investigato la struttura sintomatologica prima e dopo trattamento farmacologico hanno dimostrato l’assenza di modifiche nelle strutture sintomatologiche ascrivibili alle terapie assunte (71). Poiché la maggior parte dei soggetti inclusi nello studio assumevano neurolettici, litio, antidepressivi o benzodiazepine, abbiamo applicato una prospettiva lifetime nel determinare i punteggi alla OPCRIT checklist utilizzando anche altre fonti di informazione quali la documentazione prodotta ed i colloqui con i familiari: questa strategia ci ha consentito di descrivere anche le fasi precoci della malattia, ancora prima dell’assunzione di farmaci. Un’ulteriore limitazione del presente studio risiede nel fatto che non tutta la psicopatologia è stata inclusa, soprattutto la sintomatologia ansiosa, come già discusso precedentemente.
I fattori sono stati descritti come relativamente stabili nel tempo (72-76), anche se sono stati rilevati lievi cambiamenti nei punteggi durante il decorso della malattia (75,77,78). In particolare, le due dimensioni dei sintomi positivi, psicoticismo e disorganizzazione, tendono ad essere meno stabili nel tempo rispetto ai sintomi negativi (77). Studi su famiglie evidenziano una modesta ma significativa componente di ereditabilità per tutti i fattori psicopatologici (79-85). I fattori sono anche risultati correlati con anomalie morfologiche e metaboliche di alcune regioni cerebrali (86).
Abbiamo utilizzato la lista OPCRIT laddove molti autori utilizzano differenti strumenti. Tuttavia, poiché le strutture sintomatologiche sono state descritte come dipendenti dallo strumento impiegato (87), la maggior parte degli items sono gli stessi di altri strumenti ed il solo altro studio che ha utilizzato la OPCRIT checklist su soli soggetti schizofrenici ha identificato i 3 fattori classici (23).
In conclusione, la sintomatologia delle psicosi maggiori è risultata essere composta da 4 fattori che racchiudono sintomi di Eccitamento, Depressione, Delirio e Disorganizzazione. Questi fattori consentono l’individuazione di popolazioni omogenee di soggetti.
Tab. I. Descrizione clinico-demografica del campione. Clinical description of the sample.
Schizofrenia |
Depr. Magg. |
Disturbo Bip. |
Disturbo Del. |
Dist. Psic NAS |
|
N� |
456 |
487 |
639 |
108 |
201 |
M/F |
292/164 |
147/340 |
237/402 |
40/68 |
102/99 |
Età (media � dev. st) |
34,7 � 10,3 |
49,4 � 13,4 |
45,6 � 14,3 |
52,0 � 12,6 |
40,0 � 14,1 |
Età di esordio (media � dev. st) |
23,0 � 6,1 |
35,4 � 13,6 |
30,5 � 11,6 |
41,4 � 12,6 |
26,7 � 11,0 |
Tab. II. Fattori risultanti dai 47 sintomi estratti dalla OPCRIT checklist. Valori significativi (superiori a 0,4) sono evidenziati. Risultati della rotazione Varimax. Factor loadings of the 47 symptoms extracted from the OPCRIT checklist. Loadings greater than 0.4 are marked. Varimax rotation.
Sintomi |
Eccitamento |
Depressione |
Delirio |
Disorganiz. |
Attività eccessiva |
0,892 |
0,102 |
-0,132 |
-0,064 |
Ridotto bisogno di sonno |
0,876 |
0,151 |
-0,151 |
-0,056 |
Umore elevato |
0,876 |
0,147 |
-0,139 |
-0,077 |
Accelerazione dell�eloquio |
0,868 |
0,086 |
-0,124 |
-0,051 |
Accelerazione del pensiero |
0,847 |
0,131 |
-0,086 |
-0,066 |
Aumento della socializzazione |
0,816 |
0,103 |
-0,099 |
-0,067 |
Aumento dell�autostima |
0,802 |
0,099 |
-0,020 |
-0,102 |
Distraibilità |
0,781 |
0,035 |
-0,038 |
0,197 |
Umore irritabile |
0,735 |
0,048 |
-0,035 |
-0,027 |
Attività agitata |
0,649 |
0,092 |
0,091 |
0,092 |
Attività pericolosa |
0,629 |
0,150 |
-0,066 |
0,039 |
Deliri grandiosi |
0,492 |
-0,074 |
0,208 |
-0,007 |
Disforia |
0,271 |
0,209 |
-0,156 |
-0,113 |
Perdita di piacere |
0,048 |
0,844 |
-0,159 |
-0,057 |
Diminuzione della libido |
0,044 |
0,808 |
-0,181 |
-0,033 |
Eccessivo auto rimprovero |
0,146 |
0,787 |
-0,249 |
-0,210 |
Perdita di energia/affaticabilità |
0,023 |
0,775 |
-0,157 |
-0,035 |
Attività rallentata |
0,111 |
0,754 |
-0,142 |
-0,027 |
Scarso appetito |
0,080 |
0,749 |
-0,201 |
-0,209 |
Perdita di peso |
0,061 |
0,672 |
-0,147 |
-0,157 |
Ideazione suicidaria |
0,049 |
0,653 |
-0,121 |
-0,164 |
Variazioni diurne |
0,220 |
0,635 |
-0,246 |
-0,244 |
Scarsa concentrazione |
0,148 |
0,617 |
-0,116 |
0,101 |
Risveglio precoce |
0,301 |
0,611 |
-0,284 |
-0,241 |
Delirio di colpa |
0,050 |
0,419 |
0,199 |
-0,057 |
Deliri e allucinazioni per almeno una settimana |
0,028 |
-0,083 |
0,717 |
0,240 |
Deliri di persecuzione |
0,059 |
-0,176 |
0,690 |
0,113 |
Deliri e allucinazioni di persecuzione/gelosia |
-0,125 |
-0,230 |
0,667 |
0,205 |
Deliri di riferimento |
-0,072 |
-0,225 |
0,665 |
0,157 |
Invasività dell�ideazione delirante |
-0,028 |
-0,118 |
0,665 |
0,112 |
Voci che parlano in modo denigrat./accusat./persecutorio |
-0,135 |
-0,178 |
0,617 |
0,297 |
Deliri organizzati |
0,075 |
-0,004 |
0,607 |
-0,193 |
Percezioni deliranti |
-0,041 |
-0,075 |
0,535 |
0,205 |
Allucinazioni uditive in terza persona |
-0,169 |
-0,217 |
0,513 |
0,332 |
Inserzione del pensiero |
-0,100 |
-0,095 |
0,506 |
0,198 |
Furto del pensiero |
-0,079 |
-0,061 |
0,446 |
0,201 |
Diffusione del pensiero |
-0,082 |
-0,065 |
0,439 |
0,131 |
Incoerenza |
0,129 |
-0,146 |
0,172 |
0,654 |
Difficoltà alla comprensione |
0,087 |
0,062 |
0,099 |
0,614 |
Affettività inappropriata |
-0,026 |
-0,241 |
0,086 |
0,601 |
Comportamento bizzarro |
0,050 |
-0,235 |
0,273 |
0,584 |
Appiattimento affettivo |
-0,205 |
-0,078 |
0,222 |
0,579 |
Disturbi formali negativi del pensiero |
-0,225 |
-0,220 |
0,246 |
0,551 |
Affettività coartata |
-0,212 |
-0,108 |
0,220 |
0,519 |
Disturbi formali positivi del pensiero |
0,191 |
-0,062 |
0,368 |
0,512 |
Deliri bizzarri |
-0,090 |
-0,193 |
0,407 |
0,462 |
Catatonia |
0,061 |
0,154 |
0,060 |
0,174 |
Varianza Spiegata |
16,9%
|
14,1%
|
11,6%
|
8,1%
|
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