Parole chiave: Catastrofe naturale • Disturbo Post-Traumatico da Stress • Conseguenze psicosociali
Key words: Natural disaster • Post-Traumatic Stress Disorder • Psychosocial consequences
Introduzione
Nel corso degli ultimi anni si è registrato un crescente interesse per lo studio delle conseguenze psicologiche di disastri naturali di diversa natura e portata (1-9). Tali eventi non sono affatto rari ed in tutti i casi risultano associati a conseguenze traumatiche, talvolta così devastanti da lasciare un segno indelebile nella vita di intere comunità (10).
Una meta-analisi condotta da Rubonis & Bickman (11) su 52 studi ha evidenziato un aumento del 17% del tasso di morbilità psichiatrica nelle popolazioni esposte ad eventi catastrofici. È stato inoltre riportato che in seguito a disastri naturali il 25% dei sopravvissuti sperimenta disturbi psicologici transitori ed il 50% sviluppa sintomi più persistenti, che richiedono una qualche forma di intervento terapeutico (12).
Tuttavia, se vi è un ampio consenso sul fatto che l’esposizione ad eventi catastrofici determina negli individui coinvolti condizioni di disagio psicologico, minore è l’accordo sulla rilevanza clinica di questi disturbi e, soprattutto, sulla necessità di interventi terapeutici specifici (13).
Più recentemente, gli studi nei quali sono stati utilizzati criteri diagnostici standardizzati hanno riportato una prevalenza del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS) nelle popolazioni esposte a disastri naturali del 10-30% (14), significativamente più elevata di quella rilevata nella popolazione generale (3-8%) (15,16). In uno dei rari studi in cui è stato possibile confrontare la prevalenza del DPTS prima e dopo l’esposizione ad un disastro naturale, Canino et al. (17) hanno riportato che il tasso di prevalenza del DPTS nella popolazione di Porto Rico colpita da un’alluvione era aumentato di 6 volte.
L’utilizzazione di criteri diagnostici operativi quali quelli per il DPTS è stata criticata da molti autori, in quanto non in grado di cogliere tutte le espressioni del disagio psichico conseguente ad eventi traumatici di portata eccezionale, in particolare i c.d. disturbi psichiatrici “sotto soglia”, che costituiscono fonte di disagio e determinano una riduzione del funzionamento sociale e lavorativo (18).
L’Italia, per le sue caratteristiche idrogeologiche, è considerata tra i paesi europei a più alto rischio di catastrofi naturali. Negli ultimi decenni, diverse aree del Paese sono state colpite da disastri naturali che hanno causato ingenti danni materiali ed umani. Tuttavia, scarsa attenzione è stata dedicata alle conseguenze psicologiche di tali eventi.
L’unico studio controllato condotto in Italia, relativo ai fenomeni sismici che hanno interessato l’area dei Campi Flegrei, nella provincia di Napoli, nel settembre/ottobre del 1983, ha documentato una prevalenza di disturbi psichiatrici nella popolazione esposta significativamente maggiore rispetto a quella rilevata in una popolazione di controllo (3). L’indagine, condotta sull’utenza dei medici di base della zona interessata dal sisma, ha inoltre evidenziato che l’impatto negativo dell’evento catastrofico naturale sulle condizioni di benessere psichico degli individui che lo subiscono potrebbe essere in parte mediato dai problemi sociali conseguenti all’evento stesso.
Scopo del presente studio è stato quello di valutare la natura e l’entità delle conseguenze psicosociali nella popolazione di Sarno esposta agli eventi franosi verificatisi nel maggio del 1998, attraverso una metodologia di rilevazione capace di individuare anche patterns sintomatologici “sotto soglia”.
Materiali e metodi
Contesto dello studio
Sarno è una cittadina di circa 32.000 abitanti situata a 50 km da Napoli, in provincia di Salerno. Essa si trova ai piedi del monte Saro e il suo territorio, data la sua posizione orografica, è stato esposto nel corso dei secoli a diverse frane, soprattutto in seguito a periodi di persistenti e abbondanti piogge. Negli ultimi decenni, Sarno ha conosciuto una considerevole espansione demografica, legata principalmente all’industria conserviera. L’assetto urbanistico si è pertanto profondamente modificato con un incremento degli insediamenti abitativi soprattutto nelle zone più periferiche, in assenza delle opere primarie di urbanizzazione.
All’inizio del mese di maggio del 1998, gran parte dell’Italia meridionale, in particolare la Campania, è stata interessata da piogge abbondanti che hanno comportato allagamenti, smottamenti e gravi disagi alla popolazione residente.
Le conseguenze delle piogge persistenti sono state particolarmente gravi nella zona di Sarno. Il 5 maggio, nel giro di poche ore, 14 frane si sono staccate dal monte Saro e si sono abbattute nelle aree abitate, causando la distruzione di numerose abitazioni e la morte di 137 persone. La gravità degli eventi franosi è stata determinata dalle caratteristiche geo-morfologiche del territorio e dall’intensità delle precipitazioni nelle 48 ore precedenti. La maggior parte dei danni materiali, nonché delle perdite umane, si è registrata nella frazione di Episcopio. L’entità dei danni materiali è stata stimata in oltre 22 miliardi di lire. Le modalità con cui si sono svolti gli eventi (in successione ed in aree differenti), le precedenti esperienze di frequenti allagamenti e smottamenti ed il verificarsi dell’evento nelle ore pomeridiane-notturne hanno contribuito ad una iniziale sottovalutazione della portata del disastro da parte della popolazione residente e delle istituzioni e ad un consistente ritardo negli interventi di soccorso. Al momento dell’inizio dello studio non erano ancora iniziate le opere di ricostruzione.
Sulla base del rischio di frane successive e dei danni subiti, gli organi competenti per le operazioni di soccorso hanno individuato, nell’ambito del comune di Sarno, una zona a rischio maggiore denominata “Zona Rossa”. Alla popolazione residente in tale zona, completate le operazione di rimozione dei detriti, è stato consentito di ritornare a vivere nelle proprie abitazioni. In caso di emergenza, il Dipartimento della Protezione Civile ha predisposto un piano che prevede l’evacuazione della popolazione residente nella “Zona Rossa” ed il trasferimento in centri di accoglienza già adeguatamente individuati. Nel periodo intercorrente tra gli eventi alluvionali del maggio 1998 e l’inizio dello studio, non si sono mai verificate le condizioni meteorologiche considerate di “allarme”, che avrebbero fatto attivare il piano di evacuazione.
Disegno dello studio
L’indagine è stata condotta nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre 1999 in un campione della popolazione residente nella “Zona Rossa” di Sarno, tuttora esposta ad un alto rischio di frane, e in un campione di controllo residente nel comune limitrofo di San Valentino Torio, non interessato dagli eventi franosi.
I dati sono stati raccolti da ricercatori dell’Istituto di Psichiatria dell’Università di Napoli SUN, in collaborazione con le associazioni di volontariato locale già impegnate nella zona.
Nel comune di Sarno i soggetti eleggibili per lo studio, di età compresa tra i 18 e i 65 anni, sono stati stratificati per età e sesso e selezionati con campionamento randomizzato 1:7 sulla base dell’elenco della Protezione Civile relativo agli abitanti residenti nella “Zona Rossa”. Nel comune di San Valentino Torio i soggetti sono stati selezionati con metodo analogo dalle liste anagrafiche.
A tutti i soggetti selezionati è stata somministrata, previo consenso informato: a) una scheda per la raccolta dei dati socio-demografici; b) la versione a 30 items del General Health Questionnaire (GHQ-30); c) la Self Rating Scale for Post-Traumatic Stress Disorder (SRS-PTSD).
Ai soggetti selezionati a Sarno è stata somministrata anche una scheda per la rilevazione delle informazioni sulle conseguenze psicosociali dell’evento e sugli aiuti e sulle informazioni ricevuti.
Strumenti di valutazione
La scheda per la raccolta dei dati socio-demografici e la scheda per la rilevazione delle informazioni sulle conseguenze psicosociali dell’evento sono state messe a punto dall’Istituto di Psichiatria dell’Università di Napoli SUN per le specifiche finalità di questa ricerca. Entrambe le schede si articolano in una serie di domande a risposta multipla. Gli items inclusi nella scheda per la raccolta delle informazioni sulle conseguenze psicosociali riguardano le seguenti aree: 1) danni fisici; 2) danni materiali ed economici; 3) problemi familiari e lavorativi; 4) fonti di aiuto ricevuto; 5) informazioni sull’evento e sui comportamenti da attuare in caso di emergenza.
Il GHQ-30 (19,20) è uno strumento di screening per la rilevazione dello stato di benessere/disagio psicologico consistente in 30 domande con una scala di risposta a 4 livelli. Il punteggio totale del GHQ-30 va da 0 a 30, con un cut off point per i “probabili casi” di 5/6 (20,21). La validità dello strumento è stata ampiamente dimostrata in diversi contesti culturali (22,23), compresa l’Italia (20,21).
La SRS-PTSD (24) è una scala derivante dalla Structured Interview for Post-Traumatic Stress Disorder. Essa è costituita da 17 items, con una scala di risposta a 3 livelli. Gli items sono raggruppati in tre sottoscale, corrispondenti ai criteri per la diagnosi di DPTS secondo il DSM-IV (tendenza a rivivere l’evento traumatico; evitamento degli stimoli associati al trauma ed attenuazione della reattività generale; sintomi di aumentato arousal).
Analisi statistica
Il confronto tra le variabili considerate nei due campioni è stato condotto applicando il test del chi quadro per le variabili categoriali e l’ANOVA per le variabili continue. La probabilità di soddisfare i criteri per la diagnosi di DPTS è stata esplorata mediante un’analisi di regressione logistica stepwise considerando variabili indipendenti tutti i singoli items del GHQ-30. È stata inoltre effettuata un’analisi fattoriale (con rotazione Varimax) dei punteggi ottenuti al GHQ-30 nei 272 casi di Sarno. Sono stati in tal modo identificati 4 fattori: 1) ansia/insonnia (item GHQ-30: 1, 2, 5, 6, 9, 17, 18, 19, 20, 21, 26); 2) efficienza soggettiva (item GHQ-30: 3, 4, 7, 8, 12, 13, 15, 16); 3) depressione (item GHQ-30: 10, 11, 22, 28, 30); 4); decremento/compromissione delle attività sociali (item GHQ: 14, 24, 25, 29). I quattro fattori determinano una percentuale totale di varianza spiegata del 46%. L’ANOVA è stata utilizzata per confrontare le medie dei punteggi ai 4 fattori del GHQ-30 ottenuti nel campione di Sarno e di quello di San Valentino Torio.
Risultati
Descrizione del campione e conseguenze psicosociali dell’evento
Dei 300 soggetti reclutati a Sarno, 272 (91%) hanno accettato di prendere parte allo studio. Nel comune di San Valentino Torio i soggetti reclutati sono stati 100, di cui 72 (72%) hanno partecipato allo studio. In entrambi i centri, i soggetti che non hanno accettato di partecipare non differivano dagli altri rispetto alle variabili socio-demografiche considerate. Le caratteristiche socio-demografiche dei due campioni sono riportate nella Tabella I. Non sono emerse differenze significative tra i due gruppi.
La frequenza delle conseguenze psicosociali dell’evento alluvionale nel campione di Sarno è riportata in Tabella II. In seguito agli eventi franosi, il 39% dei soggetti intervistati a Sarno ha riferito di aver avuto problemi relativi alla propria abitazione (perdita o danni) ed il 65% di aver subito la perdita di familiari o amici. Tuttavia, solo il 4% degli intervistati ha riportato lesioni fisiche personali ed il 7% lesioni fisiche nei congiunti. Il 48% dei soggetti intervistati ha riferito difficoltà di natura economica e il 29% problemi lavorativi successivi all’evento (nel 64% rappresentate da condizioni lavorative più difficili e nel 22% da perdita temporanea o definitiva del lavoro). Il 32% dei soggetti ha riferito la presenza di problemi familiari (tensioni, liti, difficoltà relazionali e coniugali).
Nonostante non si siano mai verificate le condizioni di “allarme” previste dal piano di evacuazione nel periodo intercorrente tra la frana e l’inizio dello studio, un quarto degli intervistati ha riferito di avere abbandonato di propria iniziativa l’abitazione nei tre mesi precedenti, in seguito a forti precipitazioni.
Relativamente ai soccorsi ricevuti, il 56% degli intervistati ha affermato di non aver ricevuto aiuto e sostegno dopo l’evento. Il 14% dei soggetti ha riferito di aver ricevuto una qualche forma di aiuto da parte di familiari e/o amici, il 9% dalle istituzioni, il 6% dalle associazioni di volontariato ed il 14% da più fonti.
L’88% degli intervistati ha riferito di non avere ricevuto adeguate informazioni sulle cause dell’evento, il 79% sul rischio che esso possa ripetersi, il 44% su come comportarsi in caso di “allarme” e il 53% sul piano di evacuazione.
Conseguenze psicologiche
Il punteggio totale medio al GHQ-30 è stato di 8,6 6,8 nei soggetti reclutati a Sarno, e di 5,2 5,5 nel campione di San Valentino Torio (F = 15,6, df = 1,342, p < 0,0001). 160 (59%) soggetti di Sarno e 25 controlli (35%) sono risultati “probabili casi” (GHQ-30 > 5) (x2 = 13,3, df = 1, p < 0,0001).
Nel campione di Sarno, un punteggio al GHQ-30 > 5 (GHQ+) è risultato essere associato in maniera statisticamente significativa con le seguenti variabili socio-demografiche: sesso femminile (x2 = 18,7, df = 1, p < 0,000), basso livello di scolarizzazione (x2 = 8,4, df = 2, p < 0,015), condizione di casalinga o attuale stato di disoccupazione (x2 = 18,2, df = 2, p < 0,01). Inoltre, i casi GHQ+ sono stati significativamente più numerosi tra coloro che hanno riportato difficoltà economiche (x2 = 7,3, df = 1, p < 0,007), lesioni fisiche personali (x2 = 5,6, df = 1, p < 0,02), lesioni fisiche ad altri familiari (x2 = 8,7, df = 1, p < 0,003), problemi familiari di natura psicologica (x2 = 12,6, df = 1, p < 0,0001), abbandono della propria abitazione negli ultimi tre mesi (x2 = 8,7, df = 1, p < 0,003).
I due campioni mostrano differenze statisticamente significative a tutte le sub-scale del GHQ-30 (Tab. III). In particolare, i soggetti intervistati a Sarno, rispetto a quelli di San Valentino Torio, presentano costantemente punteggi più elevati.
Se si considerano, nei due campioni, i soggetti con punteggio totale al GHQ-30 < 5 (“probabili non casi”), tali differenze permangono, mostrando il sottocampione di Sarno una minore efficienza soggettiva (2 � 0,2 vs. 1,8 � 0,2; p < 0,001) e più elevati livelli di sintomi depressivi (1,2 � 0,3 vs. 1,1 � 0,2; p < 0,05).
Disturbo post-traumatico da stress
72 (28%) dei 272 soggetti intervistati a Sarno soddisfano i criteri del DSM-IV per il DPTS. Nel campione di controllo, la prevalenza del DPTS è risultata essere dell’1,4% (x2 = 22,7, df = 1, p < 0,001).
L’analisi dei singoli cluster diagnostici del DPTS ha evidenziato che il 90% dei soggetti intervistati a Sarno soddisfa i criteri del cluster B (tendenza a rivivere l’evento traumatico), il 32% i criteri del cluster C (evitamento degli stimoli connessi al trauma ed alterazione della reattività generale) ed il 52% i criteri del cluster D (persistente stato di arousal).
Non si sono rilevate differenze statisticamente significative per le variabili socio-demografiche esaminate tra il gruppo di soggetti DPTS+ e DPTS-. I soggetti DPTS+ hanno riportato più frequentemente lesioni fisiche personali (x2 = 9,6, df = 1, p < 0,01) e/o ad altri familiari (x2 = 8,1, df = 1, p < 0,01), problemi familiari (x2 = 9,0, df = 1, p < 0,01), abbandono dell’abitazione negli ultimi tre mesi (x2 = 6,2, df = 1, p < 0,05). Inoltre, i soggetti DPTS+ hanno più frequentemente richiesto aiuto in seguito all’evento (x2 = 3,9, df = 1, p < 0,05).
All’analisi di regressione logistica stepwise, gli items del GHQ-30 associati alla probabilità di avere una diagnosi di DPTS rimandano a sintomi di depressione ed ansia (model chi square = 93,3, df = 8, p < 0,001) (Tab. IV).
Discussione
Lo studio condotto a Sarno è la prima indagine di popolazione effettuata in Italia per valutare in modo sistematico i disturbi psichiatrici e psicosociali conseguenti ad una catastrofe naturale. Esso è caratterizzato da: 1) la presenza di un gruppo di controllo; 2) il reclutamento dei soggetti mediante una procedura randomizzata; 3) l’utilizzazione di strumenti standardizzati per la valutazione del disagio psichico e per la diagnosi del DPTS secondo i criteri del DSM-IV. L’esclusione dei soggetti compresi nelle due fasce estreme d’età e l’impossibilità di valutare la presenza di condizioni di comorbilità psichiatrica e di confermare la diagnosi psichiatrica con interviste cliniche standardizzate rappresentano i limiti principali dello studio.
I risultati evidenziano la presenza di consistenti livelli di morbilità psichiatrica nella popolazione coinvolta, a distanza di 12 mesi dagli eventi franosi. Infatti, confrontati con i soggetti reclutati a San Valentino Torio, i soggetti della “Zona Rossa” di Sarno presentano punteggi totali e fattoriali al GHQ-30 più elevati. Tale disagio nella popolazione esaminata è caratterizzato non solo dalla presenza di sintomi di depressione o ansia, ma anche da una riduzione dell’efficienza soggettiva ed una compromissione del funzionamento sociale. L’ampiezza del disagio psichico nella popolazione esaminata sembra essere confermata anche dal confronto dei punteggi alle sub-scale del GHQ-30 nei “probabili non casi” di Sarno e di San Valentino Torio, che indicano nei primi un livello più elevato di sintomi depressivi ed una minore efficienza soggettiva.
Una stima più attendibile dei livelli di morbilità psichiatrica nella popolazione di Sarno è fornita dall’elevata percentuale di “probabili casi” rilevata mediante il GHQ-30 (59% vs. 35%). Il GHQ è considerato un valido strumento di screening per individuare la presenza di disturbi psichiatrici nelle popolazioni colpite da disastri naturali (9). Sebbene sia difficile confrontare i livelli di morbilità riportati nei principali studi sui disastri naturali, a causa delle differenze nelle procedure di campionamento (9), è evidente che la percentuale di soggetti GHQ+ riscontrata nel nostro studio è molto elevata. Questo dato è in linea con quanto riportato in un precedente studio condotto dal nostro gruppo nell’area dei Campi Flegrei, nel quale la percentuale di soggetti GHQ+ è risultata essere del 55% nei soggetti esposti e del 47% nel gruppo di controllo (3).
Nonostante il disegno sperimentale dello studio non consenta di verificare quanti tra i “probabili casi” individuati dal GHQ rientrino in specifiche categorie diagnostiche, è lecito supporre che, data la capacità di screening dello strumento, dimostrata in diversi contesti culturali (20-23), una parte consistente di essi sia rappresentata dai c.d. disturbi psichiatrici “sotto soglia”.
La percentuale di soggetti DPTS+ (28%) riscontrata a Sarno è sovrapponibile a quella riportata in altri studi condotti su popolazioni esposte a catastrofi naturali, ma nei quali sono stati utilizzati i criteri diagnostici inclusi nelle precedenti versioni del DSM (25-27,1,6,17). Nella popolazione di Sarno, i sintomi correlati alla diagnosi di DPTS sono praticamente ubiquitari. L’elevata percentuale di soggetti che, pur presentando ricordi intrusivi legati all’evento, non sviluppano il DPTS lascia supporre che altri fattori di vulnerabilità svolgano un ruolo essenziale nel determinare l’espressione completa del disturbo (28). D’altro canto, solo un terzo dei soggetti intervistati soddisfa i criteri del cluster C (evitamento e ridotta reattività). L’evidenza che i sintomi appartenenti a questo cluster sono meno frequenti (27-29) ha suggerito l’ipotesi che essi rappresentino essenzialmente una strategia difensiva utilizzata da alcuni soggetti per fronteggiare il disagio ed il dolore non sopportabile connesso all’evento (28). Tuttavia, l’evitamento e la ridotta reattività risultano essere altamente specifici per la diagnosi di DPTS (27): nel nostro campione l’87% dei soggetti che soddisfano i criteri del cluster C soddisfano altresì i criteri per la diagnosi di DPTS.
Infine, i risultati dello studio evidenziano alcuni fattori che risultano essere correlati alla presenza di elevati livelli di morbilità psichiatrica e del DPTS nella popolazione esaminata: il sesso femminile; il grado di esposizione all’evento (documentato dalle lesioni personali); l’esposizione indiretta all’evento per il coinvolgimento di familiari (lesioni fisiche). Il significato di queste correlazioni rimane al momento di difficile interpretazione. Tuttavia, va sottolineato che il sesso femminile ed i livelli di esposizione personale e/o indiretta all’evento rappresentano i fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici in generale, e del DPTS in particolare, più frequentemente segnalati in analoghe ricerche su eventi catastrofici (30-32,1,27).
In conclusione, i risultati dello studio confermano l’impatto negativo di un evento catastrofico naturale sulle condizioni di benessere psichico degli individui coinvolti. La persistenza di livelli così elevati di morbilità psichiatrica nella popolazione, a distanza di 12 mesi dall’evento, indica che tale impatto non è limitato a condizioni transitorie di disagio psichico, ma ha conseguenze significative anche a lungo termine.
Tuttavia, non è possibile escludere che altri fattori abbiano contribuito ad esercitare un effetto negativo sulla salute mentale della popolazione esaminata. Infatti, come documentato dalla nostra indagine, gli eventi franosi del maggio 1998 hanno avuto importanti ripercussioni sulla comunità di Sarno sia in termini di lesioni/perdite personali o familiari subite, sia in termini di problemi/difficoltà abitative, economiche, lavorative e familiari conseguenti all’evento. Tali ripercussioni possono costituire ulteriori eventi stressanti che richiedono a loro volta una reazione di adattamento dagli esiti incerti. Come è stato ampiamente dimostrato in letteratura, il rischio di sviluppare disordini psichiatrici a seguito di catastrofi naturali è influenzato dall’entità delle perdite subite sia in termini materiali che emozionali (3,8,12,33,34).
D’altro canto, non va trascurato il fatto che nei mesi precedenti l’inizio dello studio la popolazione della “Zona Rossa” di Sarno ha continuato ad essere esposta al rischio connesso al ripetersi di eventi dello stesso tipo. È facilmente comprensibile quanto tutto ciò possa avere influito sullo stato di allarme degli individui, ed abbia favorito la possibilità di rivivere le drammatiche esperienze collegate all’evento catastrofico.
Infine, due ulteriori fattori possono avere contribuito ad aumentare le condizioni di disagio psicologico rilevate in questa comunità: i limitati aiuti o sostegni ricevuti, in particolare dalle istituzioni, e le insufficienti informazioni sulle cause dell’evento e sulle probabilità che esso possa ripetersi in futuro. Da più parti è stato sottolineato l’impatto del supporto sociale, del senso di coesione della comunità, della capacità delle istituzioni di coinvolgere le popolazioni colpite da eventi catastrofici nella pianificazione e nell’attuazione dei programmi di intervento, e dell’atteggiamento dei mass media, nel favorire gli individui coinvolti in disastri naturali ad affrontare e superare esperienze traumatiche di tale portata (12).
Nel complesso, i risultati dello studio indicano la necessità di introdurre nei programmi di soccorso per le popolazioni colpite da disastri naturali interventi mirati ad identificare il disagio psichico degli individui coinvolti e a prevenirne l’evoluzione sia nei tempi immediatamente successivi all’evento catastrofico, sia a lungo termine.
Tab. I. Caratteristiche socio-demografiche dei soggetti reclutati a Sarno (n = 272) e a San Valentino Torio (n = 72).
Socio-demographic characteristics of the subjects recruited at Sarno (n = 272) and San Valentino Torio (n = 72).
Variabili |
Sarno |
San Valentino Torio |
Sesso (% maschi) |
56 |
64 |
Età (media � DS) |
40,8 � 13,5 |
41,5 � 14,2 |
Stato civile (%) | ||
� Single |
31 |
31 |
� Coniugato |
63 |
67 |
� Vedovo |
6 |
2 |
Titolo di studio (%) | ||
� Licenza elementare |
35 |
20 |
� Licenza media |
35 |
46 |
� Diploma/Laurea |
30 |
34 |
Occupazione (%) | ||
� Occupato |
49 |
58 |
� Disoccupato |
14 |
12 |
� Casalinga |
20 |
7 |
� Studente |
9 |
13 |
� Pensionato |
8 |
10 |
N� componenti nucleo familiare | ||
(media � DS) |
4,8 � 1,9 |
4,5 � 1,7 |
Tab. II. Conseguenze psicosociali dell�evento catastrofico nel campione reclutato a Sarno (n = 272).
Psychosocial consequences of the catastrophic event in the sample recruited at Sarno (n = 272).
Conseguenze psicosociali |
% sì |
Problemi relativi alla propria abitazione |
39 |
Perdite di familiari o amici |
65 |
Lesioni fisiche personali |
4 |
Lesioni fisiche ad altri familiari |
7 |
Problemi economici |
48 |
Problemi lavorativi |
29 |
Problemi familiari |
32 |
Abbandono dell�abitazione negli ultimi 3 mesi |
25 |
Aiuti ricevuti in seguito all�evento |
44 |
Aiuti ricevuti da parte di: | |
� Familiari e/o amici |
14 |
� Istituzioni |
9 |
� Associazioni di volontariato |
6 |
Tab. III. Punteggio riportato alle subscale del GHQ-30 nei campioni reclutati a Sarno e a San Valentino Torio*.
Mean scores on GHQ-30 subscales in the samples recruited at Sarno and San Valentino Torio.
Subscale del GHQ |
Sarno |
San Valentino Torio |
p |
Ansia e disturbi del sonno |
2,3 � 0,7 |
2,0 � 0,6 |
0,001 |
Efficienza soggettiva |
2,1 � 0,4 |
1,8 � 0,3 |
0,000 |
Sintomi depressivi |
1,5 � 0,6 |
1,3 � 0,5 |
0,016 |
Compromissione sociale |
2,0 � 0,5 |
1,9 � 0,4 |
0,043 |
Soggetti GHQ�** |
Sarno |
San Valentino Torio |
p |
Efficienza soggettiva |
2,0 � 0,2 |
1,8 � 0,2 |
0,000 |
Sintomi depressivi |
1,2 � 0,3 |
1,1 � 0,2 |
0,016 |
* Punteggi espressi come media � DS ** “Probabili non casi” (GHQ-30 < 5) |
Tab. IV. Items del GHQ-30 associati alla diagnosi di DPTS.
GHQ-30 items associated with the diagnosis of PTSD.
ITEM DEL GHQ-30 |
B |
p |
È riuscito ad essere attivo ed impegnato come sempre? |
0,8 |
0,05 |
Ha avuto voglia di uscire di casa? |
0,9 |
0,02 |
Ha avuto la sensazione che tutto le cascasse addosso? |
0,8 |
0,02 |
Ha trovato facile i rapporti con gli altri? |
1,3 |
0,01 |
Ha provato la sensazione che la vita è del tutto senza speranza? |
0,9 |
0,02 |
Si è sentito costantemente sotto stress? |
0,8 |
0,03 |
È stato in grado di svolgere volentieri le sue attività quotidiane? |
1,5 |
0,001 |
È stato in grado di affrontare i suoi problemi? |
-1,5 |
0,005 |
Model chi square 93,3, df = 8, p < 0,001 |
1 Shore JH, Tatum EL,Vollmer WM.
Psychiatric reactions to disaster: the Mount St. Helens experience.
Am J Psychiatry 1986;143:590-5.
2 McFarlane AC.
Relationship between psychiatric impairment and a natural disaster: the role of distress.
Psychol Med 1988;18:129-39.
3 Maj M, Starace F, Crepet P, Lobrace S, De Marco F, Kemali D.
Prevalence of psychiatric disorders among subjects exposed to a natural disaster.
Acta Psychiatr Scand 1989;179:544-9.
4 Green BL, Lindy JD, Grace MC, Leonard AC.
Chronic posttraumatic stress disorder and diagnostic comorbidity in a disaster sample.
J Nerv Ment Dis 1992;180:760-6.
5 Goenjian AK, Najarian LM, Pynoos RS, Steinberg AM, Manoukian G, Tavosian A, Fairbanks LA.
Post traumatic stress disorder in elderly and younger adults after the 1988 earthquake in Armenia.
Am J Psychiatry 1994;151:895-901.
6 Lima BR, Pai S, Toledo V, Caris L, Haro JM, Lozano J, Santacruz H.
Emotional distress in disaster victims: a follow-up study.
J Nerv Ment Dis 1993;181:388-93.
7 Sharan P, Chaudhary G, Kavathekar SA, Saxena S.
Preliminary report of psychiatric disorders in survivors of a severe earthquake.
Am J Psychiatry 1996;153:556-8.
8 Carr VJ, Lewin TJ, Webster RA, Kenardy JA.
A synthesis of the findings from the Quake Impact Study: a two-year investigation of the psychosocial sequelae of the 1989 Newcastle earthquake.
Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol 1997;32:123-36.
9 McFarlane AC, Clayer JR, Bookless CL.
Psychiatric morbidity following a natural disaster: an Australian bushfire.
Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol 1997;32:261-8.
10 International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies
World Disasters Report 1993.
Dordrecht: Martinus Nijhoff 1993.
11 Rubonis AV, Bickman L.
Psychological impairment in the wake of disaster: the disaster-psychopathology relationship.
Psychol Bull 1991;109:384-99.
12 Hodgkinson PE, Stewart M.
Coping with catastrophe.
London: Routledge 1998.
13 McFarlane AC.
Posttraumatic morbidity of a disaster: a study of cases presenting for psychiatric treatment.
J Nerv Ment Dis 1986;174:4-14.
14 Solomon SD, Davidson JRT.
Trauma, prevalence, impairment, service use and cost.
J Clin Psychiatry 1997;58:5-11.
15 Davidson JRT, Hughes D, Blazer DG, George LK.
Post traumatic stress disorder in the community: an epidemiological study.
Psychol Med 1991;21:713-21.
16 Resnick HS, Kilpatrick DG, Dansky BS, Saunders BE, Best CL.
Prevalence of civilian trauma and posttraumatic stress disorder in a representative national sample of women.
J Consult Clin Psychol 1993;61:984-91.
17 Canino G, Bravo M, Rubio-Stipec M, Woodbury M.
The impact of disaster on mental health: prospective and retrospective analyses.
Intern J Ment Health 1990;19:51-69.
18 Yehuda R, McFarlane AC.
Conflict between current knowledge about posttraumatic stress disorder and its original conceptual basis.
Am J Psychiatry 1995;152:1705-13.
19 Goldberg DP.
The detection of psychiatric illness by questionnaire.
Maudsley Monograph no. 21. London: Oxford Press 1972.
20 Fontanesi F, Gobetti C, Zimmermann-Tansella C, Tansella M.
Validation of the Italian version of the GHQ in a general practice setting.
Psychol Med 1985;15:411-5.
21 Bellantuono C, Fiorio R, Zanotelli R, Tansella M.
Psychiatric screening in general practice in Italy. A validity study of the GHQ.
Soc Psychiatry 1987;22:113-7.
22 Goldberg DP, Rickels K, Dowing R, Hesbacher P.
A comparison of two psychiatric screening tests.
Br J Psychiatry 1976;129:61-7.
23 Tennant C.
The General Health Questionnaire: a valid index of psychological impairment in Australian populations.
Med J Australia 1977;2:392-4.
24 Carlier IVE, Lamberts RD, Van Uchelen AJ, Gersons BPR.
Clinical utility of a brief diagnostic test for posttraumatic stress disorder.
Psychosom Med 1998;60:42-7.
25 McFarlane AC.
The aetiology of post traumatic morbidity: predisposing, precipitating and perpetuating factors.
Br J Psychiatry 1989;154:221-8.
26 McFarlane AC.
The phenomenology of posttraumatic stress disorders following a natural disaster.
J Nerv Ment Dis 1988;176:22-9.
27 North CS, Nixon SJ, Shariat S, Mallonee S, McMillen JC, Spitznagel EL, Smith EM.
Psychiatric disorders among survivors of the Oklahoma City bombing.
J Am Med Assoc 1999;282:755-62.
28 McFarlane AC.
Avoidance and intrusion in posttraumatic stress disorder.
J Nerv Ment Dis 1992;180:439-45.
29 Madakasira S, O�Brien KF.
Acute posttraumatic stress disorder in the victims of a natural disaster.
J Nerv Ment Dis 1987;175:286-90.
30 Gibbs MS.
Factors in the victim that mediate between disaster and psychopathology: a review.
J Trauma Stress 1989;2:489-514.
31 Steinglass P, Gerrity E.
Natural disasters and posttraumatic stress disorder: short-term vs long-term recovery in two disaster-affected communities.
J Appl Soc Psychol 1990;20:1746-65.
32 North CS, Smith EM, Spitznagel EL.
One-year follow-up of survivors of a mass shooting.
Am J Psychiatry 1997;154:1696-702.
33 McFarlane AC, Papay P.
Multiple diagnoses in post traumatic stress disorder in the victims of a natural disaster.
J Nerv Ment Dis 1992;180:498-504.
34 Freedy JR, Shaw DL, Jarrell MP.
Towards an understanding of the psychological impact of natural disasters: an application of the conservation resources stress model.
J Trauma Stress 1992;5:441-54.